1° class. Sezione A
Sergio Barbieri
So che tu leggi le mie parole scritte
e le associ e le paragoni
ai tanti fatti – ai tanti discorsi
della tua infanzia:
quelle parole dei paesi della purezza
e della prima onesta povertà
quando si cercava di cogliere il tempo
rimasto appiccicato alle pareti
e che potevamo strappare con le unghie
per gustare il suo sapore di frutta negli armadi – nei fiori che portavamo a sperduti camposanti
gialli e antichi – con il profumo di morte – di sogni gettati in stradine di erba – non inoltriamoci negli anni che riposano qui
sotto le case di questa periferia:
non proviamoci a riprendere nell’aria – con magia – le parole di chi invecchiò
davanti a queste finestre
e sino al loro ultimo giorno
continuarono a scorgere e rivivere
i loro sogni di bambole e giocattoli
mai cresciuti.
2° class. Sezione A
Benedetta Aleotti
Nottambuli
Notte
il nostro reame
dove
cadute le barriere
sciolti i lacci dell’imposta ipocrisia
con occhi fluorescenti
ci aggiriamo liberi
tra i sogni
e i deliri
inconfessati
della gente
noi stessi sogni e deliri
- fino a che
il mattino
ci sorprende
gatti tignosi
scampati ai pneumatici stridenti
del traffico dell’ora di punta
- degli avanzi
ci siamo abbuffati
dei piatti
troppo colmi
dei soddisfatti
annoiati
conformi
diurni
- il mondo
appartiene al giorno
- i nostri palazzi incantati
bidoni maleodoranti
che la notte di velluto
trasfigura
per i suoi figli maledetti.
3° class. Sezione A
Eliana Perotti
Vite
Segreto profilo
nel buio distendi le fredde membra antiche
di pace e saggezza
dal dimentico dipinte.
Rugosa ed acre è la tua storia
che chi ancor non nato
anela invano il tuo ricordo,
che chi ancor non morto
dimentica e tace;
rifugge velando di cemento la tua ombra
ma paventa e sa,
d’incontrarti ancor nel suo cammino.
E già la rugiada
ricopre il velo appassito della sposa
che legge nell’iride dell’amato la sua stirpe
che gonfia di stupore
chiede d’esser assolta.
Chiede in nome dell’amore
di non essere mai nata,
chiede in nome dell’amore
di non esser mai morta:
4° class. Sezione A
Sergio Viglione
Pace profonda
(a Paoletto C.)
e dovrei stare in un angolo senza parlare
lasciarmi allo schianto della nave
senza volgermi più indietro
senza dire il pensiero che turba
il buio pensiero che ammanta la casa
dove il tuo corpo andava spegnendo
quei tuoi giovani sospiri
quegli anni così brevi così fuggitivi
fronde recise da un dio che non ha nome
la chiamano morte quell’oscura vallata
che il fondo lo si conosce
quando le dita congiunte son giunte alla fine?
la chiamano morte… morte
alla soglia – di cosa? di che?
quasi ci fosse davvero una linea di confine?
tu creatura muta nei gesti e nelle frasi
tu che non sei e che sopravvivi
come un’icona sul canterale della nostra anima
tu che resti immerso nel ricordo
per sempre il ricordo
immagine riflessa
sulle stentate righe d’una carta
5° class. Sezione A
Giuliana Gilli
Eterno morire
La morte dentro
rinchiude
in spesso carapace
un urlo rappreso e atterrito,
certezza di un dolore antico.
Forza greve ed esausta
che tende ai consueti recinti
d’abitudine e pianto,
male che lacera
in smanie di glicini azzurri
che arrancano stanchi.
Frenesia d’inferno
che mai sarà cenere!
Solo fuoco
che adagio lambisce
oscure pietraie,
in metamorfosi eterna.
Impossibile
smettere di morire
... ... ... ...
6° class. Sezione A
Andrea Innocenti
Poeta d’Inverno
..e sfuma la pallida luna tra le anime consunte
e grida la civetta in su la vetta spoglia
e tutto è avvolto, coperto, arreso, sonante
ed è l’antico cantico del marcire di una foglia
i colori son stati graffiati via …uno …ad uno
e come lacrime del giorno cadono in su la terra melmosa
Eccoti felina!
Ora anche nei miei occhi brilla la tua figura
Ti miro, t’osservo… ed eccoti ripetere il tuo macabro soliloquio:
tremante e avida deambuli spargendo ovunque il tuo sudore
ed in queste luride gocce avvolgi, meschina, i nostri corpi
su cui il nulla vai soffiando gelido e assoluto
Statue di vetro, sedicenti trofei… il silenzio attorno a Te!
... poi il tuo tocco.. ed è lo spaccarsi, il frantumarsi, e vita non v‘è più.
Cenere, nubi di cenere vai sollevando
Ed il tuo volto ne è interamente avvolto
ed è la tua vanità!
Nessun labbro ridente t‘è mai appartenuto
A te sol cucito e digrignato
Ma nella fossa è vittoria tua
Avida di respiri, bramosa di gridati abbracci
Costruisci il tuo uomo
Affinché nutra egli la tua ombra:
Occhi di vetro, agitate falangi, cervella battute.
Ma l’uomo tuo non v‘ò essere…
Quand’io un giorno, non troppo lontano
Non porterò più dignitosa la mia ombra
Mi troverai lì ad aspettarti Poeta d’Inverno, in su levato con gli occhi spalancati sui Tuoi.
7° class. Sezione A
Sandra Giacobbi
Abbandoniamo
i nostri pensieri
al vento,
muti,
senza nulla da dire,
per non scoprirci
a parlare due lingue diverse.
Inerti
seduti nel portico
di questa nostra casa
a fissare
i nostri desideri
volare verso opposti orizzonti,
oltre quelle nubi
scolpite dal sole
del tramonto.
Nell’anima
scorrono impetuosi
fiumi di lacrime
senza che ne trabocchi
una sola goccia.
Troppo è l’orgoglio
per confessare
le nostre debolezze,
e gli ultimi raggi di sole
lambiscono le cime dei monti.
Cala il silenzio,
lentamente,
tutto d’intorno,
anche dentro di noi.
Fragili
temiamo la verità
che ogni attimo
si imprime sempre più
nei nostri sguardi,
sguardi vuoti
persi in altri mondi
lontani,
ed il cuore
impara l’inganno
per non morire
ogni istante di più,
nel buio che ci avvolge.
8° class. Sezione A
Paola Barni
Io ascolto
Io ascolto questa voce
Anima fra le dita
Scorre nel tempo
Sofferta visione di un dì.
nel vento.
azzurro cielo di sole vestito
nelle tenebre più brume
della luna argentea
diffondi sogni più segreti.
cospira il tempo
trama linee oscure
muta scene di vita
passi. dopo passi.
scalfito un ‘anàglifo
di pietra dura
cesellata
erosa
dalle mani più piccole
che vivono
Io ascolto questa voce
Anima fra le dita
Danza famelica
Lo scorrere del tempo della vita.
9° class. Sezione A
Floriano Mangiantini
Paese medievale
Vecchie lastre corrose dal passato
guidano sulle pietre i passi incerti
del turista che compra sul mercato
ninnoli e souvenir che sono offerti
da banchetti e negozi del paese
tra mura sgretolate da mille anni
mentre più su i portoni delle chiese
invitano al riparo dagli affanni.
D’intorno soffocate e fioche voci
come per non voler quasi turbare
il volo delle rondini veloci
del misterioso luogo a rispettare.
Su ripidi sentieri tutti roccia
cammino verso boschi fitti e neri
dove il frusciar dell’acqua goccia a goccia
ci ricorda gloriosi cavalieri
che lungamente in largo li han percorsi
in amore e in battaglia al suon di spade
mentre il vento ricorda fra i rimorsi
quanti ignoti varcaron l’uscio all’ade
e di loro né traccia né memoria
resta sui libri logori di storia.
10° class. Sezione A
Marilena Rimpatriato
Il ricordo
Il mio cuore arde
nella quiete della via,
al fuoco caldo di nostalgie ancestrali.
Mentre il sole esplode all’orizzonte,
cedo all’invito del vento
di dispiegar le mie ali
e fendere l’atmosfera
di cieli passati.
Scevra d’ogni ferita
distinguo appena il ricordo
di chi pur amato non m’amava.
La vedo ora:
l’ombra di colui che un tempo rischiarava
come apatica luna le mie notti,
ch’esplodeva nel pianto dei miei sogni,
destando dolorosa l’amarezza
per l’indifferenza a quel sentimenti vivo
accolto con odio.
Via della Libertà,
via verso la mia casa,
via verso il mio giardino,
verso lo sbocciare delle rose di maggio,
via mesta del ritorno da scuola.
Sola,
con il mio zaino zeppo di sogni perduti.
Torna tutto alla memoria,
e mentre rinnovo il senso
del mio migrare verso lidi lontani,
ora dopo tanti anni
mi domando che tratti
possa avere il tuo volto.
Non li rammento.
Tu che hai colmato tante notti
dell’amarezza del non essermi stato nemmeno amico,
ora rimani una memoria
che a poco a poco si disgrega
dietro il velo d’ombra di questa sera.
Sei un rimpianto antico che si spegne nel profondo del mio sguardo.
Il mio zaino è vuoto, il passo più leggero.
1° class. Sezione B
Francesco A. Arleo
Vièntë
Cò mènë nd‘ò sacchèttë
o notte nd‘ù vièrnë:
“Crìstë cumë fischë u tièmbë, nd‘à stë murë
cumë n’do manchë sciùllètë, u vièndë”.
A dù ma muccë?
A dënnë scrijë?
po’ më dicënë: së giovënë!
Ma ij certë votë masséttë miènzë u lìèttë
E penzë a nu bèllë fattë
E Po’ iastèmë:
da nësciùnë bannë pozzë tùrnè.
Vento
Con le mani nelle tasche/le notti in inverno//“Cristo come fischia il tempo, tra le mura/come nelle mie coste diroccate il vento”//Dove mi nascondo?/Dove scappo?//Poi mi dicono: sei giovane!//Ma io mi siedo in mezzo al letto/e certe volte penso a un bel fatto/e poi bestemmio://che da nessuna parte posso tornare.
2° class. Sezione B
Terry Viggiano
Al mio paese
Tagg scòrdot
paieis meii
pcché nan t
vesc da tant’ann.
Agg scòrdot
quann scquov
e m’accntontav
d nint.
Agg scòrdot lu
prfueim d la
teua fresch arii
d mntagn.
Agg scòrdot
chidd leuc pzznenn
d l veii, cha m
dinn com nò
suenz d pac.
Ma to’ mo’
s‘è tòrnotnda
l pnzir mii
p m fa’ rrcòrdo’
cha dò so’ nat.
Iè ch l rcurd tui
cha engh
l nutt mii
iè l pnzuir teu
ca mall’ietei lòcor
Traduzione: Ti ho scordato/paese mio,/perché non ti/vedo da tanti anni.//Ho scordato/quando, giocavo/e mi accontentavo/di niente.//Ho scordato il/profumo, della/tua fresca aria/di montagna.//Ho scordato/quelle luci fioche/delle vie, che mi/davano come un/senso di pace.//Ma tu ora/sei tornato/nei pensieri miei/per farmi ricordare/che lì son nata//È con i tuoi ricordi/che riempio/le mie notti/è il pensiero tuo/che mi allieta il cuore.
3° class. Sezione B
Italia D’Onofrio
Dopp’ tant’ann’
Pac nun pigliava maie,
si ancuor’ criatur’ assaie
ind’ a la cuna mi turcia
e l’llucc’ er’n spurciedde
p’ farm’ accucciulià na nzenga
ind’ a li bracc soie.
Senza fiat’ m’arracav’
p’ na giurnara sana sana
e nisciun’ la uardava nfaccia,
si nun gn la fascia chiù,
ca tropp’era la fatia.
Quann p’ Mondreal
a man’ a man’ m’ purtav’
nun m facia giucà cu dati’ piccieninn’
ca s’appaurava ca po’ mi facienn mal’.
Par ca mo la vegg’
quann s’abbndava
sova lu scalon’ d’ naz’ ngasa
a ciuculià cu la cummara soia!
Tra tutt’e ddoi’ nun sacc’
chi dicia chiù parol’.
Dopp’ tant’ann’, chi la ver’,
nun s’arr’corda chiù d’edda.
Sol’i‘la vegg’ semb tal’ e qual’
pcché sta’ vecchia è mamma mia.
1° class. Sezione C
Elena Monti
Puoi sentirmi?
Ho rincorso
sfinita
l’arabesco del giorno
riflettere
nelle tue mani
intagli di argentea pioggia
tra labbra screpolate
da risate di vita bambina.
Sto cercando stelle
in pozzi di pensieri
cadenti- e sono solo
sospiri sconnessi
che le parole non possono…
Puoi sentirmi?
S’infrange
l’onda delle parole
sullo scoglio dell’oblio.
Ti ho visto
solitario
disegnare
in ogni mio respiro
una scaglia
del tuo piacere.
2° class. Sezione C
Giulia Marcolin
Il Piano
Ho conosciuto il pianoforte
Che tutti suonano prima d’addormentarsi, che tutti suonano
Con le proprie dimenticanze;
Ho visto le pantofole di chi cammina in punta dei piedi per non distruggere
I suoi castelli di polvere.
Ho visto il mio volto ritratto dall’ultimo sogno
Del pittore bambino
Che poi è cresciuto. Ho conosciuto le veglie dei contrabbandieri
Che cercano nella vita le scommesse
Di chi vende e compra la propria libertà.
Ho visto i prati e la neve dove il cielo giocava,
E le nuvole si sdoppiavano nell’immediatezza remota dello sguardo.
Ho visto l’espressione
Di chi guarda il suo vestito, la sua
Faccia, cadere e disfarsi
Sotto i tentativi del futuro
Di riconoscersi. Ho sentito la tosse di chi vuole vomitare
La malattia attraverso parole
Che non coincidono con il proprio significato. E ancora
Ho scritto il mio nome in ogni angolo in cui ho cercato
La mia vita senza trovarla, e l’ho letto nel vento e negli aquiloni
Che come lettere mai aperte
Lo portavano. Ho visto i sogni di un silenzio senza testimoni
Aggrapparsi alle sei cicatrici di una chitarra, dove il suono
Sta in equilibrio, colorato dai riflessi
Del tempo che se ne va, lasciando una scia fosforescente. Ho visto, aspettato… detto, ma poi
Mi sono seduta nell’ultimo treno senza ricordi,
E sarò la ragione che da un vagone illuminato a luci elettriche
Farà muovere, andare, credere, il destino, e poi lo farà fuggire
Misurando, con il suo annerito passato,
La fortuna, l’imperscrutabilità di qualche sguardo
O addio-il punto angolare da cui partiranno le conseguenze, le leggi
Che faranno rispettare a tutti i propri assurdi e minuziosi sbagli.
Ma tu conoscerai come nessuno
Il nodo tra le corde del silenzio, che ti sarà stato dettato anonimamente
Dalla vita che occulta le sue fonti.
E tu conoscerai l’invisibile pianoforte
Della luna, quello pudico del mistero,
Quello egoista della fortuna, quello
Ammalato del destino.
E le mie dita non potranno raggiungere i suoni
Di questi pianoforti che solo tu potrai insegnarmi
Ad ascoltare.
Ti prego, aspettami e dammi la mano.
3° class. Sezione C
Cesare Sposetti
Verba vacua
Tante vuote parole
ho lasciato sfuggire
povero mio Signore
dal cuore mio
arido
Cammino solo
per le varie strade
del mondo
Così mi sembra
Maledetta illusione,
quand‘è che lascerò
le tue orribili
catene?
Sempre vuote parole
a fare compagnia
alla mia blasfema
disperazione
Se potessi, poesia
farei a meno di te
amerei finalmente
come un cane
il suo Padrone.
4° class. Sezione C
Paolo Fabbrizi
Sognatore invernale
Chiudendo gli occhi
una nube nera mi avvolge,
vedo il bianco di
figure sconosciute risaltare sullo sfondo.
Alberi spogli trafiggono
montagne invernali,
notti gelide riscaldano
menti di scrittori inconsapevoli
del loro destino.
Animali storditi si svegliano
e divorandosi, sazi, tornano
a dormire.
Un sognatore invernale
passeggia per luoghi
a lui sconosciuti
tutto gl‘è nuovo e misterioso
i suoi perché non hanno risposta
non crede alla natura dei
suoi pensieri.
Sognando si sveglia.
5° class. Sezione C
Maria Giovanna Napoletano
Per te, che non sei più...
Quei giorni…
e lunghi giorni
e lunghe notti
ho aspettato,
perché non pareva vero
né reale, il fatto
che potesse tramontare così
il sole dei miei ricordi.
Come quando un incubo
invade di prepotenza il tuo sonno pacato,
così sono stata catapultata
nel vortice del dolore…
perché quando si ha un timore,
il timore che tutto possa finire,
la tua mente
come un’autodifesa para lo scudo
dinanzi a ciò che viene assieme al terrore.
Saranno, ora, i giorni…
e lunghi giorni
e lunghe notti
che tutto parrà un’eco,
l’eco della vita
che nasce
e che muore
con un sospiro.
6° class. Sezione C
Alessandra Prete
Se una sera d’inverno…
Le sere d’inverno guiderò,
a fari spenti, fino al mare.
Salirò sugli scogli,
e siederò su una pietra.
E lascerò
che lo scirocco caldo
m’increspi i capelli,
o che la tramontana
mi sferzi il viso,
e il freddo pungente
mi arrossi le guance.
Non penserò più a niente,
ma lascerò il mio sguardo
volare lontano, oltre l’orizzonte,
fino al cielo stellato.
Mi perderò,
correndo dietro a sogni lontani,
chimere impossibili,
mondi nascosti,
un’isola che non c‘è.
E schiuderò le porte del tempo e dei segreti.
Ma la luce del faro mi riporterà alla vita.
E mi guarderò, stupìta,
e sarà per me com’essermi destata
da un lungo sonno.
E guarderò di nuovo il mare,
al di là del quale
c‘è qualcuno che mi aspetta.
E guarderò la luna,
terribile incostante,
e poi sorriderò,
perché sarà, in fondo,
come aver guardato,
in due, la stessa stella.
7° class. Sezione C
Stefano Alberini
Nella valle buia
Solo, solo
perso, perso
perché?
Lasciare che tutto
passi, chiudendo gli occhi
e la bocca, o cercare una
spiegazione a tutto ciò?
Non riesco a capire cosa
stia succedendo
non riesco a realizzare
un equilibrio dentro me.
Continua ricerca in una valle buia,
continua sofferenza
continuo odio e indifferenza.
Là nel baratro notturno
una voce suona parole
magiche… è la voce
dell’indifferenza che tutto fa passare
illudendoci che sia così veramente,
che tutto sia volato via col
freddo vento che sibila tra i boschi.
Anche qui non so se ascoltarla
o meno, perché qualcun altro
urla nella notte stellata, è la Verità
cruda, buia, fredda, ma Vera.
Voce, voci nel deserto
della vita ove l’aridità
dei sentimenti rende
tutto freddo e perso.
8° class. Sezione C
Davide Micieli
Storia di un’anima in pena.
Una ragazza in pena cercava redenzione,
per il suo spirito voleva la purificazione.
Dall’ade risalì:
sopportò i dolori pungenti e i venti furibondi.
Arrivò sulla terra:
trovò un ragazzo, un ragazzo la trovò.
Il tempo passò, la purificazione cercava
ma l’amore trovò.
Il tempo passò, aveva trovato l’amore,
voleva l’amore e la purificazione arrivò.
Nel regno eterno era attesa
ma lei in terra rimase.
Il tempo passò, messaggeri dal regno giungevano,
ma i due non si lasciarono.
Nel regno la decisione fu presa:
o lei dichiarava la resa
o lui tra le fiamme sarebbe sceso,
lei scelse.
Aveva lottato per la redenzione,
contro le fiamme eterne aveva lottato,
aveva raggiunto il suo scopo,
ma per l’amore
ritornò al suo dolore.